Milano, 21 gennaio 2020 – Negli ultimi tempi si sta parlando spesso di imprese alla ricerca di figure che non trovano, e gli esperti del mondo del lavoro e gli studi confermano che non sempre i processi di reclutamento di nuovo personale arrivano a buon fine. Talvolta il candidato scelto al termine dei colloqui, giunto alla prova pratica, non si rivela adatto al ruolo. Altre volte, invece, non si arriva nemmeno all’assunzione di un candidato, perché non si trova un profilo idoneo.
«Non è raro imbattersi in aziende rinomate che, pur avendo pubblicato svariate volte un annuncio di lavoro rivolto alla ricerca di una figura tecnica, e pur avendo condotto decine e decine di colloqui di lavoro, non riescono a trovare il talento ricercato» spiega Carola Adami, fondatrice e CEO della società di ricerca e selezione del personale Adami & Associati.
«Certo, l’intervento di un head hunter specializzato nel settore di riferimento può senz’altro sbloccare la situazione, in virtù del suo vasto network e della sua lunga esperienza nel reclutamento» prosegue Adami.
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«Ciò non toglie però che vi sia una marcata penuria di profili tecnici, la quale, stando a quanto affermano le indagini più recenti, è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni».
I numeri, infatti, confermano in pieno quanto affermato dall’head hunter di Milano: la nuova ricerca condotta da BVA Doxa per Quadrifor, intitolata “Innovazione, digitalizzazione e competenze delle Pmi del terziario”, spiega infatti che nel prossimo biennio il mercato italiano avrà bisogno di assumere 200mila nuovi profili tecnici. Questo è senza ombra di dubbio un dato positivo, indice di un crescente benessere delle imprese del nostro Paese. Uno slancio di ottimismo che sembra però destinato a ritrovarsi bene presto con le ali tarpate visto che non sarà possibile trovare tutti i profili tecnici ricercati.
In verità, non ci si potrà andare nemmeno vicini. Stando ai numeri di BVA Doxa, infatti, ci si fermerà appena a 1 un’assunzione su 3 dei profili tecnici ricercati. Questo perché, molto semplicemente, il mercato italiano del lavoro non è in grado di offrire di più.
Quali sono le competenze più richieste dalle imprese?
L’indagine della BVA Doxa pone in cima tra le hard skills l’analisi dei dati (55,7%), seguita dal digital marketing (39,8%) e dal social media management (37,7%), che si pongono davanti alla cybersecurity (36,0%). La ricerca non manca poi di indicare anche le principali soft skills, tra le quali spiccano la capacità di analisi il lavoro in team e il pensiero manageriale.
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Per finire, l’indagine punta il dito contro un ulteriore punto debole del mercato italiano del lavoro: se è vero che il gap tra domanda e offerta di lavoro è destinato ad aggravarsi, è vero anche che buona parte delle competenze più diffuse al giorno d’oggi, si parla del 60%, è destinata a essere considerata obsoleta nei prossimi 5 anni.
«I non addetti ai lavori restano sempre stupiti che, in un contesto in cui la crisi occupazionale fatica a uscire di scena, permanga un numero così alto di ricerche di personale insoddisfatte. Eppure questa è una costante del mercato del lavoro italiano, che si può definire ‘azzoppato’ dai mancati investimenti sul lato della formazione specifica. La ricerca e la selezione di personale diventano così una corsa tra imprese, che devono prevalere sui competitors per assicurarsi i talenti disponibili» conclude la Ceo di Adami & Associati (www.adamiassociati.com).
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