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Il sentimento negativo è stato la chiave del successo di Donald Trump su Twitter

È Ravi Singh, esperto di comunicazione, nordamericano e promotore di iniziative umanitarie, ad evidenziare le caratteristiche della comunicazione di Trump sui social network ed in particolare su Twitter, partendo da come ha condotto la sua campagna elettorale quattro anni fa. La padronanza con cui il presidente degli Stati Uniti d’America ha utilizzato il social network Twitter gli è servito per proiettare la sua leadership, nonostante il sentimento negativo nella comunità con cui interagisce.
Quelle indicate da Ravi Singh non sono solo sensazioni date dal pensiero che lo contraddistingue che, ovviamente, è molto diverso da quello del primo cittadino del mondo attualmente in carica. Le sue parole si basano su uno studio che analizza 35.647 tweet lanciati dall’account @realDonaldTrump e identifica uno schema nel suo modo di agire mirato ad ottenere la proiezione di altri leader in altre parti del mondo.

Il Dr. Ravi Singh ha analizzato 9 anni che corrispondono ad un totale di 35.647 tweet emessi dall’account @realDonaldTrump e 55,59 milioni di utenti di Twitter con i quali era collegato nel periodo che va dal 4 maggio 2009 al 6 novembre 2018.
Lo studio illustra che variabili indipendenti come tono, feeling, gergo (hashtag, menzioni, URL, emoticon e abbreviazioni) e impulso (volatilità e frequenza) sono componenti essenziali per la configurazione di “Social Media Voice” come strategia per attirare un maggior numero di follower. Il ricercatore nordamericano ha utilizzato lo strumento di intelligenza artificiale Watson Tone Analyzer, sviluppato da IBM, per analizzare testi estraendo metadati come concetti, parole chiave, categorie, sentimenti, emozioni, relazioni e ruoli semantici utilizzando la comprensione del linguaggio naturale per valutare il social network Twitter.
Una delle principali conclusioni dello studio indica che i tweet con un sentimento negativo possono attirare l’attenzione e suscitare il coinvolgimento dei frequentatori di social network più di quelli con un sentimento positivo. A parole che richiamano a sentimenti di odio, rabbia e idee come razzismo, guerra, lotta l’interazione aumenta e, di conseguenza, il numero di visualizzazioni degli stessi tweet. Da non dimenticare l’importanza di questo fattore poiché, nonostante durante la sua campagna elettorale sembrava che tutti dovessero odiare Trump, l’hanno votato. Sembra che proprio la sua continua presenza sui social abbia insinuato la sua preferenza nella parte inconscia degli elettori.

Un’altra evidenza interessante dello studio mette in risalto, inoltre, che una continua produzione di tweet fa diminuire il coinvolgimento con l’account di Trump, quindi la volatilità dell’uso che fa di Twitter è anche la chiave per migliorare la risposta che riceve su questo social network. Tutto questo fa capire come il team di esperti di marketing specializzati in web advertising e social network che lo assiste e lo dirige misuri i tempi di uscita dei tweet per ottimizzare i risultati.
Un’altra conclusione tratta dallo studio indica che, sebbene la sensazione rimasta sia quella opposta, grazie anche al risalto che ne danno i vari media, i tweet che esprimono rabbia da parte del presidente Trump non sono aumentati in modo significativo, mentre quelli legati alla tristezza e alla fiducia lo sono. Questa è un’ulteriore conferma di come può venir notato maggiormente un pensiero che ci suscita una forte emozione negativa e come anche i giornalisti lo sappiano, approfittando della teatralità del tweet per avvantaggiarsi dello scalpore che produce e tradurlo in maggiore share o in una maggiore tiratura.

In effetti, i tweet che esprimono gioia hanno generato meno interazione con i suoi follower. Tuttavia, lo scontro di Trump su Twitter contro i suoi nemici è diventato non solo un elemento che migliora l’impegno, ma un problema di sicurezza nazionale. Questo strumento che viene utilizzato quasi per la prima volta nel panorama mondiale, è molto invasivo poiché viene recapitato sotto forma di notifica in un dispositivo che rimane continuamente a nostra disposizione e che si può leggere in qualsiasi momento della giornata. La ripetizione ossessiva di sentimenti negativi rivolti sempre alla stessa tipologia di persone entra in modo subdolo anche nella testa di chi questo sentimento non lo prova. Con questa invasività è più facile entrare in contatto con persone che in quel particolare momento possono vivere per altri motivi emozioni negative sullo stesso argomento o su altri, che si ritrovano così più facilmente coinvolti in discorsi che stimolano altre emozioni. Il coinvolgimento è la chiave per la condivisione, così che l’account di Trump possa essere sempre più diffuso e avere sempre maggiori occasioni di trovarsi davanti a persone facilmente coinvolgibili.

Tutto questo è vero, anche se lo studio indica che i “Mi piace” su Twitter e anche che la crescita del numero di follower non generi necessariamente più interazione o contribuisca ad una certa percezione come opinion leader. Questo, però, non è importante come la diffusione del pensiero del presidente e la possibilità di apparire in sempre più account attraverso un mi piace messo per caso su un post, così che possa essere visualizzato anche su quello dei follower di quell’account.
Portare a conoscenza delle persone i meccanismi mentali generati dai social network aiutano i follower ad essere più consapevoli e automaticamente difendersi dal condizionamento.

Per ulteriori informazioni sullo studio, è possibile contattare direttamente il Dr. Ravi -Singh alla sua email Drsingh@sloan.mit.edu

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