Districarsi nella giungla degli annunci di lavoro, ormai propinati in ogni salsa e in qualsiasi ambito digitale o cartaceo che dir si voglia, è diventato un problema serio.
La ricerca lavoro, d’altronde, è sempre (o quasi!) segnata dal carattere dell’urgenza, per cui fidarsi può diventare un bisogno e si tende facilmente a prendere in considerazione anche offerte dalle quale sarebbe meglio tenersi alla larga.
Conoscere per combattere, è il motto a cui ci si dovrebbe sempre attenere in qualsiasi ambito della vita, per procedere con passo sicuro verso mete costruttive e non finire in odiosi pantani.
Questo articolo si propone di dare alcuni buoni consigli che fungano da vademecum per sapere, fra i tanti annunci di lavoro, quando è il caso di alzare le antenne del sospetto e quando, invece, sfoderare le proprie carte migliori per sbaragliare la concorrenza interessata allo stesso annuncio.
Vediamo, quindi, quali sono gli estremi che decretano l’illegalità degli annunci di lavoro.
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Fonte dell’annuncio non individuabile o falsa
Secondo gli articoli 9 e 19 del Decreto Legislativo Biagi 276/03 gli annunci devono riportare bene in vista il nome dell’azienda e/o dell’agenzia di lavoro responsabili della loro pubblicazione.
Le agenzie di lavoro, o siti web, se pubblicano annunci di lavoro senza il nome dell’azienda committente rischiano sanzioni pecuniarie che possono variare dai 4000 ai 12.000 euro.
La Cassazione ha decretato che agenzie, siti web o giornali che pubblicano annunci di lavoro anonimi dispongono di dieci giorni di tempo per comunicare al Centro per l’Impiego i dati dell’azienda committente. In difetto di ciò, l’inserzione è passibile di denuncia, con tutte le sanzioni previste dal D. Lgs. Biagi.
Non esiste, dunque, alcun diritto alla privacy per chiunque pubblichi inserzioni volte alla ricerca di candidati, finalizzate alla copertura di posizioni lavorative.
Al limite, le aziende committenti possono fare a meno di rendere pubblica la propria identità a patto che gli intermediari della pubblicazione dei loro annunci si assumano la responsabilità della conformità delle norme sulla privacy.
Ad ogni modo, se ci si imbatte in annunci dove la fonte non è individuabile, meglio desistere.
Anche nel caso in cui l’annuncio riporti il nome dell’azienda alla ricerca di candidati, e magari tale nome dovesse suonare un po’ strano o anomalo, è consigliabile effettuare indagini per conto proprio.
Per prima cosa, si può cliccare il nome dell’azienda su Google, o altri motori di ricerca, per accedere a un suo eventuale sito web dedicato e leggere recensioni che la riguardano, etc.
Altro espediente utile può essere quello di cliccare in internet il nome dell’azienda insieme alla parola truffa; può essere che, così facendo, emergano casi di esperienze negative di altre persone che hanno avuto modo di interagire con l’azienda di proprio interesse.
Si può, inoltre, avere modo di controllare la reale esistenza dell’azienda, responsabile della pubblicazione dell’offerta di lavoro, accedendo al sito web della Camera di Commercio.
Una volta effettuato l’accesso, basta cliccare sul link presente in basso a sinistra e inserire i dati richiesti dell’azienda. Se dal risultato non risulta alcuna voce, è il caso di diffidare della serietà dell’annuncio.
Altro segnale da osservare con occhio critico è l’indirizzo email fornito dall’azienda. Se, dopo il simbolo della chiocciola compare es. gmail.com, e non il nome dell’azienda, bisogna mettersi in sospetto.
Altresì, in sede di contatto telefonico con un referente dell’annuncio di lavoro, se costui in riferimento del trattamento economico non dà notizie certe ma rimane sul vago, come se tutto dipendesse dall’esperienza e buona volontà del candidato o cose del genere, meglio non fidarsi troppo.
Infine, diffidare di annunci che propongono colloqui di lavoro in posti diversi dal normale (es. in appartamenti privati) e in orari strampalati.
Accertarsi dell’esistenza dell’Autorizzazione Ministeriale
Nel caso in cui l’offerta di lavoro risulti pubblicata tramite agenzia di lavoro, meglio assicurarsi che quest’ultima disponga dell’Autorizzazione Ministeriale.
L’art.9, comma 2 del D. Lgs. 276/2003, parla chiaro. Se l’agenzia non è legalmente autorizzata a pubblicare un annuncio di lavoro è sanzionabile con multa.
Peraltro, le agenzie devono essere registrate all’Albo Informatico del Ministero del Lavoro per pubblicare inserzioni per conto delle Aziende.
h2) Occhio al trattamento dei dati personali
Ogni annuncio deve contenere indicazioni precise circa il modo in cui saranno trattati i dati personali dei candidati al posto di lavoro.
Attraverso un documento o sito internet, a cui possono accedere liberamente i candidati, l’azienda o l’agenzia di lavoro devono rendere note le modalità in cui tratteranno i dati personali.
In difetto di ciò, l’annuncio pubblicato è illegale.
h2) Richieste di soldi come contributo iniziale o cauzione
Le offerte di lavoro subordinate al pagamento di somme, anche irrisorie, meglio cestinarle a priori.
Oltre a rappresentare un dato di fatto assolutamente illegale, quindi punibile con sanzioni, la richiesta di soldi nasconde intenzioni truffaldine da parte dei presunti datori di lavoro.
Di esempi in giro se ne possono trovare a iosa. Si tratta quasi sempre di lavori da svolgere a domicilio, dove il sedicente datore di lavoro chiede il pagamento di una cauzione per mandare il materiale da elaborare o da vendere a casa del malcapitato.
Confezionamento o vendita di bijoux, vendita di cosmetici, trascrizione indirizzi e lavori simili, da potersi svolgere in ambiente domestico e per i quali venga richiesto il pagamento di una cauzione (con la promessa di poterla recuperare in seguito con i ricavi derivanti dallo svolgimento del lavoro offerto), sono vere e proprie truffe.
Molte volte, ciò che induce a corrispondere a questo genere di annunci di lavoro è l’irrisorietà della somma richiesta. Riflettendoci un po’ sopra, però, ci si può rendere conto delle mire truffaldine che si nascondono alla base di tali richieste.
Basta fare due conti per comprendere il mistero nascosto dietro la facciata di tali annunci: se tutti coloro che hanno bisogno di lavorare mandassero anche un solo euro a testa al truffatore che chiede il piccolo contributo in denaro, è facile comprendere quale somma importante potrebbe intascare costui con estrema facilità.
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Discriminazioni in base all’età e al genere di appartenenza
Qualunque condizione discriminatoria opposta in un annuncio di lavoro, che sia riferita al sesso, all’età, religione professata, tendenze politiche o che sia attinente alle libertà personali, viola i sensi della legge 903/77 e del D. Lgs. 216/03 e pertanto è passibile di denuncia.
I datori di lavoro hanno tutto il diritto di chiedere serietà, competenza e affidabilità ai candidati, ma se discriminano in base a fattori legati al sesso e all’età anagrafica, o quant’altro, la loro offerta di lavoro è illegale.
A meno che non si tratti di offerte di stage o praticantato, il datore di lavoro che mette in campo le suddette discriminazioni commette reato per cui sono previste sanzioni pecuniarie.
Annunci richiedenti invio di foto di documenti personali
Qui si sfora in ambito penale, piuttosto che nella sfera dell’illegalità sanzionabile con multe. Nell’addentrarsi nella giungla degli annunci di lavoro, è bene essere consapevoli del grave pericolo descritto nel presente paragrafo. Nessuna azienda seria richiede, in prima battuta, foto di documenti identificativi e tessere sanitarie, tanto per conoscere un po’ la persona che si candida al posto di lavoro offerto. Il conferimento di foto di documenti personali è legittimo solo in sede di firma di contratto di lavoro, dopo essere stati selezionati in base a cv e colloquio.
Il pericolo è quello di furto di identità da parte di truffatori intenzionati a chiedere prestiti a finanziarie a nome del malcapitato, oppure svolgere attività di vendita presso siti e-commerce senza spedire alcuna merce.
Annunci mendaci
Per determinate tipologie di lavoro, il reperimento di candidati volenterosi non è un’impresa tanto facile. È il caso della vendita porta a porta, operatore di call center e qualsiasi tipo di vendite attive, per così dire, le quali basano la loro fortuna sulla capacità di persuasione all’acquisto.
Pertanto, non è difficile imbattersi in annunci di lavoro che sembrano offrire un normale impiego d’ufficio, tranne poi, in sede di colloquio di lavoro, ritrovarsi a doversi sorbire gli elogi di un determinato elettrodomestico dalle funzioni strabilianti e da rivendere porta a porta od operando presso un call center, o peggio ancora in una situazione di lavoro piramidale!
I D. Lgs. 145/2007 e 146/2007 parlano chiaro. Gli annunci di lavoro sono da considerarsi in tutto e per tutto messaggi pubblicitari e pertanto devono attenersi alle normative europee e italiane disposte in merito. Quindi, chi propone annunci di lavoro fuorvianti, come il caso descritto nel precedent paragrafo, rischia denunce da parte dei candidati e il pagamento di sanzioni amministrative.
Come comportarsi a fronte di annunci di lavoro illegali?
La miglior cosa è andare oltre in quanto, dando seguito a certe inserzioni dai contorni illegali, si rischia come minimo di avere a che fare con persone abituate a craccare il codice civile e propense a sfruttare il prossimo.
Se proprio si desidera andare in fondo alla questione, circa un annuncio poco chiaro, si può (e si deve!) inviare richiesta di maggiori informazioni e chiarimenti riguardo i punti di dubbia comprensione o legalità dell’annuncio pubblicato.
Nel caso in cui non pervengano i chiarimenti richiesti, sarebbe dovere civico di ogni buon cittadino procedere alla denuncia presso la polizia postale dell’annuncio che si ritenga illegale.
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Annunci illegali e annunci truffaldini
Il limite tra semplice illegalità e truffa vera e propria, a volte non è rappresentato da una linea di demarcazione ben precisa.
A ogni modo, quanto descritto nel presente articolo non va confuso con falsi annunci di lavoro che hanno il solo scopo di nuocere, raggirare e truffare i malcapitati che abboccano ai loro ami.
A volte, un annuncio può presentare ipotesi di illegalità solo perché la persona incaricata alla sua pubblicazione ha agito con ignoranza e faciloneria, mentre il contenuto può essere assolutamente serio e meritevole di essere preso in considerazione.
Morale della favola, sempre meglio non fidarsi ciecamente e agire con prudenza, tenendo ben presente quanto esposto nel presente articolo. In tal modo il rischio di imbattersi in loschi figuri si riduce veramente al minimo.
Quindi, occhio e buona fortuna!
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