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Come funziona il credito d’imposta per i pagamenti POS?

Stimolare l’economia, abbassare la pressione fiscale e offrire alla piccola e media impresa nuove possibilità di sviluppo, sono le tematiche che negli ultimi mesi sono state al centro delle discussioni del nostro Governo. Si richiede una risposta forte per rimettere in moto l’economia italiana, che seguendo quella europea, sta inevitabilmente rallentando: il potere d’acquisto dei cittadini diminuisce, le imprese tendono a investire di meno e in questa prospettiva si rischia una vera e propria immobilizzazione del denaro.

Paura del Pos? La nuova legge di bilancio 2020 avrà il compito di poter rispondere a queste necessità in modo repentino. In attesa, è stato approvato il decreto fiscale introducendo il credito d’imposta per i pagamenti pos. Ma quali sono gli effetti di tale normativa? Perché si pone un’attenzione particolare ai pagamenti digitali? Di seguito andremo ad analizzare i singoli aspetti al fine di avere una visione completa di tutto ciò che è necessario conoscere.

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L’utilizzo dei pos in Italia

Per poter comprendere l’interesse da parte dello Stato Italiano nell’ambito dei pagamenti digitali e in particolare per l’utilizzo dei pos, è importante valutare quale sia l’impiego in Italia di tali strumenti. Infatti il possesso di una carta di credito o di debito per il cittadino italiano, e di un pos per i commercianti o le imprese è ormai una realtà comune. Basta considerare che sono ben 111 milioni le carte presenti in Italia e più di tre milioni i pos attivi, con un netto incremento che ha visto, quasi 17,8 milioni di tessere immesse nei circuiti bancari e 400 pos attivati ogni mese, negli ultimi cinque anni. Grazie a questi numeri l’Italia si pone al primo posto tra le nazioni digitalizzate in Europa. Gli Italiani quindi appaiono essersi perfettamente adattati all’innovazione tecnologica dei prodotti Fintech. Ma la realtà sembra però essere ben diversa. Infatti sono solo 4 milioni i pagamenti che sono stati effettuati nell’anno precedente, un dato che se confrontato con il numero di carte e di pos presente sul territorio è alquanto limitativo. Secondo le stime della Banca d’Italia, sono solo 56 le operazioni che un italiano effettua con gli strumenti digitali, un valore molto basso se si considera che in Europa la media si aggira dalle 117 alle 141 operazioni. Grazie ai nuovi prodotti smart questi valori stanno aumentando, ma ancora troppo lentamente per un mercato in piena espansione.

Le misure del Governo per dare impulso all’economia: il credito d’imposta

Il Governo italiano, al fine di dare impulso a questo programma, ha introdotto una serie di normative nella legge di bilancio del 2020. In attesa dell’accordo tra le fazioni politiche e della sua approvazione, pochi giorni fa, il 26 ottobre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto fiscale con l’attuazione del credito d’imposta per i pagamenti pos. Tale normativa si inserisce in un quadro più ampio, con una serie di altre iniziative che hanno il medesimo fine: l’impiego di strumenti digitali. In primo luogo in conformità ai nuovi regolamenti europei, la PSD2, si è posto un abbassamento delle commissioni sull’utilizzo dei pos, e l’uniformità dei costi per quanto riguarda i prelievi ATM. Inoltre è stato ridotto il limite minimo di utilizzo delle carte di credito e dei bancomat, permettendo anche di effettuare acquisti pari a 5 €. Infine si deve aggiungere l’abolizione dell’applicazione di un costo aggiuntivo per chi non paga in contanti, con una serie di sanzioni per i negozianti che invece non permettono l’impiego del pos.

Come funziona il credito d’imposta

Ma come funziona il credito d’imposta? Come si può intendere dalla combinazione delle due parole, il commerciante avrà diritto a un credito che potrà essere scontato al fine di alleggerire la sua posizione fiscale ai fini di tasse. In base all’articolo 22 del decreto fiscale, si identifica che sarà applicato ai commercianti un credito d’imposta pari al 30% delle transazioni che sono state effettuate per mezzo di un pos, per l’utilizzo da parte del cliente di una carta di credito, di debito o un bancomat. A essere oggetto dello sgravio fiscale quindi saranno le commissioni che verranno generate grazie agli strumenti digitali dal 1° luglio del 2020. Il credito d’imposta non verrà considerato come diretto, quindi con la restituzione di quanto pagato a fini di costi, ma come forma di compensazione per il versamento di tasse di fine anno. Per questo dovrà essere l’esercente o l’impresa a effettuare la richiesta all’interno della dichiarazione dei redditi, specificando il periodo di riferimento, e riportandolo anche in quelle successive. I fornitori del servizio pos saranno poi obbligati per legge a fornire all’Agenzia delle Entrate la documentazione contabile necessaria a verificare i totali del credito indicato ai fini della richiesta.

Chi ha diritto al credito d’imposta?

È importante considerare che non tutte le imprese possono usufruire del credito d’imposta. Infatti la normativa prevede che per poterne fare richiesta, l’attività in oggetto non dovrà aver avuto ricavi e movimentazioni che superino i 400 mila euro. Un tetto che permette quindi di poter usufruire di questo sgravio fiscale alle piccole e medie imprese, come bar, ristorati, negozi, ed esercenti commerciali di dimensioni ridotte, escludendo invece imprese di grado e dimensioni superiori come possono essere i supermercati.

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Quali sono le conseguenze previste del credito d’imposta per i pagamenti pos

Il decreto fiscale porterà un costo aggiuntivo alle casse dello Stato che in base alle prime valutazioni si attesterà intorno ai 26,95 milioni per il 2020, e che per l’anno successivo, verrà quasi raddoppiato raggiungendo i 53 milioni di euro. A esserne interessati sarà una platea di circa 2,1 milioni di partite IVA, e se si aggiungono le piccole e medie attività che utilizzano il regime forfettario al di sotto dei 65.000 euro, si potrà arrivare a quasi 3 milioni di soggetti, tra esercenti, professionisti e imprese. Un giro d’affari che in base alle ultime stime si aggira intorno ai 110 miliardi di euro e che potrà essere soggetto a diretta registrazione e controllo da parte del Fisco e dell’Agenzia delle Entrate.

In base alle ipotetiche previsioni, grazie al credito d’imposta si otterrà un incremento esponenziale all’impiego degli strumenti digitali per effettuare le transazioni commerciali e gli acquisti. L’utilizzo dei pos dovrebbe aumentare di circa il 20% con un aumento d’IVA che porterà alle casse dello Stato ben 3 miliardi di euro.

Credito d’imposta e sanzioni per chi non utilizza il pos

Infine per rafforzare la politica del credito d’imposta in contemporanea entreranno in vigore le sanzioni previste a carico di quegli esercenti che non permettono di far utilizzare il pos per i pagamenti, obbligando i clienti agli acquisti attraverso contanti. Ove si verifichi una tale situazione, in caso di violazione del diritto del consumatore a effettuare un pagamento attraverso sistema digitale, verrà applicata una sanzione di 30 € al commerciante, con l’aggiunta del 4% calcolato in base al valore della transazione che si sarebbe dovuta effettuare tramite carta di credito, di debito o bancomat. Una politica ferrea che porterà a un grave colpo a tutte quelle attività in nero.

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Conclusione

Il decreto fiscale ha suscitato risposte contrastanti e in particolare per certi aspetti non ha soddisfatto le associazioni di categoria le quali chiedevano un’azione più diretta al fine di dare impulso a un nuovo sviluppo economico in questo particolare momento di instabilità. Infatti i primi risultati del decreto fiscale si otterranno a luglio del 2020, data di inizio della sua attuazione, permettendo quindi ai commercianti, alle imprese e ai liberi professionisti di sfruttare il credito d’imposta solo per uno sgravio fiscale per l’anno successivo. Inoltre la procedura non prevede forme di contributi economici allo sviluppo dell’attività commerciale, ma invece una compensazione sulle tasse. Dall’altro si deve considerare che in una realtà altamente digitalizzata come quella odierna, l’Italia, con il suo 26%, è ancora molto al di sotto della media Europea, per l’utilizzo di carte di credito e di debito che invece si attesta intorno al 53,50%. Il credito d’imposta potrebbe offrire una spinta aggiuntiva a una crescita che si stava già verificando nel corso degli ultimi anni, ma che forse ha bisogno di un impulso più importante e determinate da parte dello Stato.

Vedi anche: quanto costa un POS e quali soluzioni esistono?

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